Recensione di Maria Francesca Giambi
Con la lucida obiettività e il rigore di uno storico, Nicola Viceconti inquadra, attraverso la tragica vicenda di Nora Lopez, una delle pagine più cupe della storia dell’Argentina: quello dei sette anni di dittatura e della creazione dei centri di detenzione clandestina dove gli oppositori dopo essere stati privati della loro identità e ridotti ad un numero, venivano barbaramente torturati. Già dalle prime battute l’autore ci immette in media res, con l’icastica sequenza del protagonista ripudiato dalla famiglia e ingiuriato dagli inquilini del palazzo in cui vive. Chi si cela dietro l’apparente rispettabilità di Luis Pontini? Nell’impianto narrativo l’inizio anticipa la fine, e l’irreprensibile e onesto agente immobiliare e padre di famiglia è costretto a rivelare la sua vera identità: capitan Romero attivista de famigerato Club Atletico. L’arrivo dall’Italia di Livia, figlia di Nora Lopez, ex detenuta del Club Atletico, che indaga sul passato della madre, lo sottrae dal limbo rassicurante dell’identità fittizia, per precipitarlo, trent’anni dopo, nel baratro inquietante dei suoi orribili trascorsi.
In una sorta di dantesca legge del contrappasso, Luis vivein bilico tra le due identità senza mai realmente risolversi, non più Pontini nè Romero, idealmente sepoltosotto le macerie del Club Atletico e del suo pesante passato. Il racconto si snoda battuta dopo battuta, in un intreccio straordinariamente coinvolgente in cui la penetrante e acuta caratterizzazione psicologica dei personaggi, si coniuga con la minuziosa e dettagliata descrizione dei luoghi che sollecita la vis immaginaria del lettore. Queste pagine rappresentano nella volontà dell’autore, una sorta di risarcimento ideale, un prezioso contributo per non dimenticare, per rendere giustizia a quelli che come Nora, identificata con il numero ottantaquattro, continuano a reclamare tacitamente la propria identità perduta. (Nora Lopez, detenuta N84 – Gingko, 2012, pp.176, euro 14,00)
