Nora Lopez – Recensione su Elisir Letterario

Manuela Minelli, recensione su Nora Lòpez detenuta N.84 pubblicata su Elisir Letterario il  1° agosto 2017.  Argentina, fine anni ’70, e precisamente gli anni bui del governo militare che ha ossessionato il Paese dal 1976 al 1983, quando nei trecentocinquanta centri clandestini di detenzione sono state torturate 40.000 vittime, per lo più giovani, accusate di aver compiuto “attività antigovernative”. 30.000 di queste persone sono sparite nel nulla, diventando desaparecidos, scomparsi, introvabili, perchè, una volta in fin di vita e intontiti da potenti iniezioni di Pentotal o già deceduti in seguito alle torture, venivano gettati nell’Oceano Atlantico o nel Rio della Plata, nei cosiddetti “voli della morte”. I lager del regime erano lontani da occhi indiscreti e avevano nomi insospettabili come La Perla, El Vesubio, l’Olimpo, Automotores Orletti, la Cacha. Alcuni potevano far pensare a palestre, come appunto il Club Atletico, dove si allenava la ferocia, spaventoso sotterraneo in cui anche la protagonista che dà il titolo al romanzo di Viceconti verrà condotta bendata, quindi reclusa e seviziata per mesi. Questo lo sfondo da cui si dipana la storia di Nora Lòpez detenuta N. 84, romanzo di Nicola Viceconti, che è al contempo un rigoroso documento di grande valore etico e morale, thriller e romanzo storico di denuncia, quasi l’autore avesse voluto conferire un risarcimento alla memoria di coloro che, barbaramente trucidati, non hanno più voce. Oltretutto raccontato come solo un sapiente narratore e affabulatore, qual è Nicola Viceconti, poteva fare. Ogni cosa è originale in questo libro. Innanzitutto il punto di vista. Sarebbe stato facile e forse anche banale, raccontare la storia dalla parte delle vittime. Viceconti sceglie invece di far parlare uno dei torturatori, uno che stava dalla parte sbagliata, il benestante e rispettabile Luis Pontini, agente immobiliare con nuova faccia e nuova identità, ma che era stato il capitano Dario Romero, detto el Prìncipe, cinico torturatore asservito al regime e impiegato al Club Atletico.

La voce narrante è quindi quella di uno dei tanti eroi del male che, con orgoglio e convinzione, hanno compiuto su esseri umani, per lo più giovani tra i venti e i venticinque anni, brutalità e nefandezze, con torture fisiche e psicologiche che ne annientavano la volontà e la capacità di reazione, fino all’eliminazione totale della persona. La vita tranquilla e agiata di Luis Pontini viene disturbata dalla giovane Livia Tancredi, arrivata dall’Italia per indagare sulla vicenda di sua madre Nora Lòpez, attualmente detenuta nel carcere romano di Rebibbia con l’accusa di aver assassinato Ricardo Giorgetti, conosciuto nel suo quartiere romano come un mite corniciaio dall’aria per bene. La storia del libro si svolge in flash back e inizia in realtà dalla fine, apprezzabile escamotage narrativo con cui l’autore sembra vendicarsi fin da subito. Nell’incipit infatti la famiglia di Luis Pontini, la moglie Patricia, i suoi figli e persino i vicini, che apprendono sgomenti dei suoi macabri trascorsi, lo accusano, rabbiosi e disgustati, lasciandolo infine solo, umiliato, distrutto, piegato e piangente, finalmente scoperto. Con lucida precisione e accurata analisi psicologica, Nicola Viceconti traccia le personalità dei numerosi personaggi di questa storia, che appassiona anche per lo sdegno e l’indignazione che suscita. Così Luis Pontini già Dario Romero, Nora Lòpez, la figlia Livia, il sergente Ricardo Giorgetti, Valeria Bianchi, Monsignor Ferrero, zio della futura nuora di Pontini e che a giorni celebrerà il matrimonio di Manuel Pontini, il tenente Juan Gregorio, il professor Juliàn Guevall e tutti gli altri attori dei fatti che ruotano attorno alla detenuta n. 84 Nora Lòpez, prendono vita e fanno sì che il lettore venga rapito e affascinato dal romanzo che, anche per le minuziose e fedeli descrizioni degli ambienti, dei luoghi, degli abiti e della mentalità dell’epoca, diventa quasi visione cinematografica.

Viceconti infatti ci conduce in una Buenos Aires assolutamente autentica. E’ tangibile il suo affetto per questa città, nella descrizione delle strade, delle confiterias, delle piazze e di tutti quei luoghi in cui si svolge la drammatica vicenda, giocando sul contrasto tra le descrizioni di personaggi immondi e del loro operato e la magia della Buenos Aires anni ’70, con la musica delle feste che sembra coprire le urla dei desaparecidos torturati e fatti sparire. Così quegli orribili e luttuosi sette anni argentini sono metafora di trascorse, e purtroppo anche attuali, dittature e regimi governativi e militari che massacrano e annientano chi non diventa loro servo. I desaparecidos argentini, diventano quindi le vittime-simbolo di tutti gli integralismi, dei pregiudizi, delle ideologie folli, delle violenze perpetrate ai danni di chiunque non si uniformi al pensiero di chi comanda. Nello sdegno, nell’indignazione e nell’incapacità di comprendere come sia possibile che tanti esseri umani, possano divenire tanto inumani e inventare sistemi di tortura così sottili e spietati, il lettore farà riflessioni che portano tutte alle medesima conclusione: Nunca Màs! Mai più! E questo è l’altro grande merito dello scrittore Nicola Viceconti, sociologo e appassionato della cultura dei paesi dell’America Latina, dell’Argentina e di tango, che ha pubblicato altri tre romanzi con le medesime tematiche. I suoi libri – Nora Lòpez detenuta N.84 compreso – sono stati tradotti in spagnolo, qualcuno anche in lingua inglese, hanno superato la seconda edizione. Nora Lòpez detenuta N.84 è stato vincitore per la sezione narrativa dell’XI edizione del concorso Inedito-Colline di Torino e vanta anche diversi preziosi contributi, come l’interessante prefazione del pm Francesco Caporale, nonché le note di Osvaldo La Valle, ex detenuto del Club Atlético, di Juan Josè Kratzer, sacerdote della congregazione “Piccoli Fratelli del Vangelo”, attiva in Argentina fino all’inizio del regime, quando vennero boicottati dalle gerarchie ecclesiastiche e uno dei loro fratelli, Mauricio Silva, scomparve per sempre in uno di quei centri di detenzione argentini, e dal commento di Leòn Gieco. Anche il fotografo argentino Pablo Martín Rocher, ha voluto collaborare con l’inquietante foto di copertina del libro.

Altri suoi romanzi hanno meritato la prefazione di Estela Carloto, Presidente delle Abuelas de Plaza de Mayo e di Buscarita Roa, un’altra nonna di un ragazzo caduto nelle temibili mani dellaGiunta Militar e mai più ritrovato. Proprio per la capacità di mantenere viva la memoria del popolo argentino attraverso i suoi romanzi che rappresentano differenti realtà e momenti storici centrali della cultura contemporanea e politica, due anni fa Nicola Viceconti è stato insignito del prestigioso riconoscimento di Visitante Ilustre dalla Camera dei Deputati della Provincia di Buenos Aires. Impossibile riuscire a non leggere in un fiato la storia di Nora Lòpez, romanzo incalzante, denso di continui colpi di scena, impossibile chiudere il libro e spegnere la luce. Ci si arrovella per comprendere una realtà incomprensibile e inspiegabile. Come possono tutte le vittime, le loro madri, i loro fratelli e sorelle e tutti coloro che hanno vissuto o anche sentito raccontare la dittatura, le parole, i gesti, il suono delle pesanti porte che si chiudono e quello delle scudisciate sulla pelle nuda, le urla dei compagni di sventura, come possono e come possiamo noi dimenticare e far finta che nulla sia accaduto?

Per questo Nora Lopez detenuta N.84, così come gli altri romanzi di Nicola Viceconti e di tutti quegli scrittori che non vogliono mantenere il silenzio sui crimini perpetrati da esseri umani su altri esseri umani, devono essere letti. Per il dovere della Verità e per non disperdere la Memoria.

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