Il bambino e il treno

“Ho sempre amato viaggiare in treno. Devo aver ereditato questa passione da mio zio Renato, il fratello di mio padre, che ha speso cinquant’anni della sua vita a fare il macchinista. Dopo aver girato l’Italia da nord a sud l’avevano messo a fare il conduttore dei treni nella linea che da Roma arrivava fino al lago di Castel Gandolfo. Erano gli anni cinquanta e, per la gioia dei romani, avevano da poco inaugurato una delle tratte più panoramiche del centro Italia.

La domenica dalla stazione Termini salivano in tanti su quel treno per andare a fare una gita fuori porta; quando poteva zio Renato mi portava con lui per farmi ammirare il lago dall’alto. Ricordo che mi teneva stretto a sé mentre sporgevo la testa fuori dal finestrino; l’aria del treno in corsa era così forte che non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Provavo una sensazione straordinaria e quando aprivo gli occhi mi sembrava che a correre fossero gli alberi intorno e non il treno.

Una volta zio Renato mi fece entrare nella cabina di guida, mi sistemò su uno sgabello davanti al quadro dei comandi, indicò una leva e disse “Forza! Tirala”.  Avevo sì e no dieci anni e tutto mi sembrava gigantesco. Restai immobile su quello sgabello con la testa bassa e le gambe ciondolanti, mentre sentivo il cuore battere forte nel petto per l’emozione. Poi presi coraggio, lentamente alzai lo sguardo oltre il vetro e intravidi una distesa di vigneti allungarsi fino ai piedi della montagna. “Tirala prima della galleria!” replicò mio zio con voce ferma. Solo a quel punto afferrai la leva con entrambe le mani, chiusi gli occhi, feci un respiro e tirai con forza. Il fischio del treno risuonò nella valle facendo alzare in volo gli uccelli nascosti tra i filari. Entrammo nella galleria ad alta velocità mentre mio zio e il suo collega ridevano soddisfatti. Io mi sentivo orgoglioso di quello che ero riuscito a fare e non vedevo l’ora di poterlo raccontare ai miei compagni di scuola. Ero ancora aggrappato alla leva con entrambe le mani quando il treno uscì dalla montagna e ci ritrovammo di fronte il lago illuminato dal sole”. (pezzo del manoscritto)

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