Viaggio nella poesia di Nicola Viceconti – Cinzia Marulli

 

Nota di Cinzia Marulli al testo “Torneranno i cavalli al galoppo”

Poesia senza confini.  Iniziare la lettura di un libro di poesie è come intraprendere un viaggio inaspettato, per usare la definizione di J.R.R. Tolkien. Sì, perché non sappiamo dove il potere della “parola” ci porterà; se poi questa “parola” è la “parola poetica” si aprono prospettive infinite perché la poesia non ha confini, regole, gabbie; è l’arte che travalica il conosciuto e il conoscibile per portarci in luoghi inesplorati. Sia che questi luoghi siano collocabili geograficamente o che essi si trovino nel cosmo interiore dell’essere umano o in una dimensione onirica e/o immaginaria. L’ultimo straordinario e surreale film di Alejandro Jodorowsky s’intitola “poesia sin fin”, cioè “poesia senza fine”, richiamando dunque non solo l’assoluta assenza di limitazioni, ma anche un concetto di movimento e di libertà: è il viaggio della poesia.

Infatti il libro di Nicola Viceconti “Torneranno i cavalli al galoppo” è, come vi renderete conto voi stessi durante la lettura, un viaggio senza fine, che va oltre la concezione occidentale del pensiero, che non si limita a indagare il nostro retaggio storico e sociale, ma che si apre a una forma mentis che abbraccia culture diverse, trasportandoci in altri continenti e facendoci conoscere e comprendere mondi nuovi.  Non è un caso che questo libro si presenta in una veste bilingue italiano- spagnolo. Italiano quale lingua madre del poeta, ma con la traduzione in spagnolo che è una delle lingue più parlate al mondo (circa 400 milioni di persone) e diffusa in tutti e cinque i continenti, seconda solo al cinese che però è circoscritto alla sola Cina.

Ma iniziamo il nostro viaggio entrando nella parola poetica di Viceconti. Una poesia che reputo straordinaria è “In piena luce”, un vero e proprio inno all’amore, tema oramai difficilissimo da affrontare in poesia perché troppo spesso abusato tanto da cadere nel banale; ma non è questo il caso della poesia di Nicola Viceconti che trasforma questi versi in una dichiarazione di poetica: Ti osservo/libero da catene/… Ti osservo/ immerso in numerosi indizi/ con la vibrante curiosità di un bambino felice/… Mi assolvo dal futuro/… Non ha soffitti questo mio cielo./ E’ tempo di vivere in piena luce/ e rincorrere l’utopia/ nel verdeggiante sentiero / di questa vita con te.  Così, con poche, perfette parole Nicola Viceconti esprime il pensiero del suo animo inneggiando alla libertà, all’assoluta mancanza di confini, rivolgendo lo sguardo alla luce attraverso un percorso (verdeggiante sentiero) che intende intraprendere in condivisione con l’altro da sé. E non importa che l’altro da sé sia la donna amata o qualsiasi altro essere umano perché ciò che conta per “l’uomo” è sconfiggere, attraverso il bene, il senso universale della solitudine.

“Torneranno i cavalli al galoppo” è un libro composto da 30 poesie che attraversano molti argomenti, tracciano sentieri e aprono il pensiero, indagano nell’animo umano e ci fanno conoscere cose nuove.

Jorge Luis Borges, nel suo libro “L’invenzione della Poesia” nato dalle lezioni tenute dal poeta nel 1967 a Harvard, s’interroga sul senso della poesia e sulle tematiche che essa può affrontare giungendo infine a comprendere che la poesia non conosce limitazioni sui temi trattati, che può parlare di tutto. Così in Viceconti attraversiamo molti temi, come la memoria, di cui ne è un esempio un’altra splendida poesia, “La soffitta”, nella quale il poeta parte da un luogo ben preciso, la soffitta appunto, il cui ovvio utilizzo è quello di conservare oggetti appartenenti al passato e non più usati, ma che hanno fatto parte della nostra vita. La soffitta diviene dunque metafora della memoria dalla quale è necessario partire (… Ad ogni visita, come un mercante nella rotta delle Indie/ mi metto in viaggio e navigo a vista./…) per intraprendere il sentiero che ci è destinato. E proprio questi versi, da me appena citati, mi richiamano un altro grande poeta spagnolo, Antonio Machado, che scrisse nella sua poesia “Il Viandante” questi versi: “… Viandante sono le tue impronte la via/ e niente più./ Viandante non esiste un sentiero/ il sentiero si cerca camminando./… Viceconti aggiunge un concetto ai versi di Machado, in altre parole ci ricorda l’importanza del nostro passato quale basamento del sentiero che tracceremo.

Tra i temi trattati molto evidenti sono quelli di carattere sociale come la denuncia dell’apatia umana che ritroviamo nella poesia “Gli indifferenti”, o il richiamo alla tragedia dei desaparecidos argentini della poesia “Desaparecidos”, tema veramente difficile da trattare per la sua intrinseca tragedia e delicatezza, ma che il poeta affronta senza retorica, con grande patos, trasformandosi nel padre che ha perduto la figlia che riposa, forse, negli abissi dell’Oceano Atlantico. E ancora il tema accusatorio e di denuncia della poesia “Nessun muro” che evidenzia lo squallore del nostro scenario politico. È sociale la poesia di Nicola Viceconti anche quando ci porta nel continente dell’America Latina e ci parla del popolo Mapuche come nella poesia “Popolo della Terra” che è un inno alla vita, alle grandi culture lì esistenti, ed è proprio vero, e lo sa bene chi ci è stato, che si respira nell’aria di questo continente sacro “un profumo di libertà primordiale”.  Questo testo è un inno d’incitamento alla resistenza rivolto al popolo Mapuche che solo poco tempo fa si è visto portare via quasi un milione di ettari di terreno da parte di una ben nota famiglia italiana per destinarlo all’allevamento degli ovini a scopi puramente commerciali ed economici; il solo popolo, i Mapuche, che è riuscito a tenere testa alla dominazione spagnola per più di trecento anni!

Passando ad altre tematiche desidero citare una poesia che mi ha colpito moltissimo, la poesia “A mia madre”, struggente e semplicissima. Viceconti scrive: “… Mi basterebbe che lo spiegassi tu/ il perché dell’assenza../… Un verso nel quale è racchiuso l’animo dilaniato dalla perdita, un verso potentissimo che andrebbe letto ripetutamente come in un mantra. Si potrebbe continuare ancora per molto a parlare del libro di Nicola Viceconti “Torneranno i cavalli al galoppo”, ma il mio compito è quello di fare una prefazione e non un saggio che svelerebbe troppo al lettore. Desidero, dunque, terminare qui e lasciare a voi continuare il viaggio, un viaggio “inaspettato” per richiamare l’apertura del mio scritto, tanto più che questa è la prima esperienza di poesia di Viceconti, già affermato scrittore. Un’esperienza, direi, molto ben riuscita e che lascia sperare in un sentiero lungo e luminoso.

Cinzia Marulli

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