Intervista a Nicola Viceconti, scrittore di origini viggianesi, sul filo rosso tra Basilicata e Argentina

Scritto da Federica Olivo

Nicola Viceconti, scrittore di origini viggianesi che vive a Roma, ha affrontato nei suoi libri temi quali l’emigrazione e il dramma dei desaparecidos. Tra i suoi romanzi ricordiamo “Ballerini per un..caso”, “Cumparsita” e “Due volte ombra” e “Nora Lopez – detenuta N°84”.

Qual è il tuo rapporto con la tua terra d’origine?

Potendo assimilare la terra d’origine ad una persona, direi che la Basilicata è un’amica e tra noi c’è sempre stato un rapporto di lealtà. La Lucania rappresenta la cantina della mia vita, dove conservo ricordi dell’infanzia e desideri per il futuro. Parlando di Viggiano,  mi sembra doveroso sottolineare l’attaccamento nei confronti di questo paese, che ha lasciato un imprinting nel processo di costruzione della mia identità. La Basilicata è lacasa nella quale torno ogni volta ad esprimermi con il linguaggio degli affetti.

Nel corso della tua attività letteraria hai trattato del tema dell’immigrazione lucana in Argentina, come nasce il romanzo Cumparsita?

Cumparsita nasce dall’incontro con alcuni emigranti lucani a Buenos Aires. Due sono stati gli episodi che hanno scatenato la necessità di raccontare una storia dedicata a coloro che, come ho indicato nella dedica “hanno avuto il coraggio di attraversare l’oceano”. Il primo riguarda un dialogo avuto con Diego, un tassista argentino, nipote di emigranti senisesi, che moriva dalla voglia di venire in Basilicata. Il secondo si riferisce alla frequentazione di un gruppo di emigranti lucani in occasione di una manifestazione culturale: si tratta dell’associazione dei Picernesi a Buenos Aires. I protagonisti della storia non si riferiscono a persone e fatti reali, ma nelle loro descrizioni si nascondono alcune caratteristiche colte tra le persone incontrate in Argentina. Questo lavoro è stato svolto cercando di rispettare la veridicità di alcuni aspetti storico-sociali, per dare un tocco di realismo al racconto.

Altra tematica che ti sta a cuore è quella dei diritti umani, in particolare hai posto la tua attenzione sui diritti violati in America latina e sul dramma dei desaparecidos in Argentina, ci parli del tuo percorso di ricerca su questo argomento?

L’attività di scrittore impegnato nella difesa dei diritti umani è nata da una naturale propensione per alcune tematiche sociali e dalla sensibilità verso il dramma dei desaparecidos. La ricerca  sull’argomento è stata realizzata, grazie allo studio personale e al contatto diretto con le associazioni argentine impegnate nel settore, oltre che all’incontro con persone che hanno vissuto il dramma della dittatura e alla visita dei centri clandestini di detenzione.

Ritengo che le persone coinvolte nella produzione culturale abbiano una missione da compiere, nel mio caso, le storie che scrivo nascono impetuose, perché si riferiscono a tematiche sociali che coinvolgono l’intera umanità. Argomenti come l’emigrazione, la memoria e l’identità non appartengono solo a un singolo paese e credo che il compito dello scrittore sia anche quello di informare e far riflettere il lettore.

A proposito di diritti violati, il tuo paese d’origine, ha conosciuto il fenomeno degli schiavi dell’arpa: bambini venduti e mandati in giro per il mondo a suonare. Come si articolò il fenomeno? 

La vicenda rientra nel più ampio fenomeno dell’emigrazione di fine 800. Ho trovato interessante un testo intitolato proprio “I piccoli schiavi dell’Arpa” di J. Zucchi, secondo il quale per affrontare il fenomeno dei trovatelli viggianesi bisogna considerare il ruolo dell’infanzia nella società dell’epoca, quando gli adulti iniziarono a vedere questa fase di vita come un periodo da tutelare, e la diversa rappresentazione dei piccoli musicanti nell’immaginario collettivo: è interessante notare come, ad esempio, i suonatori di organetto di Parma e i suonatori di Arpa di Viggiano godevano di diversa reputazione. Mentre i primi erano malvisti, i viggianesi erano considerati rispettabili. L’arpista viggianese rallegrava gli animi e rinvigoriva lo spirito.

Quando si parla di bambini musicanti è giusto ricordare l’estrazione sociale delle loro famiglie: si  trattava di famiglie povere che non avevano altra scelta che quella di spedire il figlio all’estero. Ciò va considerato per interpretare nel modo giusto il fenomeno.

Con il comune di Viggiano e con i ragazzi delle scuole hai intrapreso un percorso intitolato “emigrazione, memoria e identità”. Che impressioni ti ha lasciato questo progetto?

Conservo un magnifico ricordo delle interessanti iniziative culturali promosse dell’Assessorato alla cultura, in collaborazione con la Preside e alcuni docenti del Liceo “G. Pascoli”.

Tali eventi fanno parte di un percorso di impegno personale orientato alla conservazione della memoria e dell’identità, avviato circa tre anni fa in Basilicata. Ricordo, in particolare, il discorso fatto alla Pinacoteca di Potenza in occasione della mostra fotografica Ausencias del fotografo argentino Gustavo Germano, dedicata proprio ai desaparecidos.

Fonte: arrotinomagazine.it

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