Mon Père… suona bene!

I dialoghi tra Mirta e suo padre non sempre nascevano per rievocare esperienze drammatiche, spesso Julian le domandava della musica o del cinema. Mirta adorava il cinema e così iniziarono ad andarci insieme di tanto in tanto il sabato pomeriggio. Altre volte era lei ad interessarsi sulla vita di suo padre in Francia.

– Che lavoro facevi a Parigi?

– Insegnavo storia all’università.

– E ti piaceva?

– Sì. So fare solo questo. Ho sempre creduto che tutti dovrebbero conoscere le vicende del proprio popolo.

– Lo dice sempre anche la mia amica Laura.

– Ha ragione. La storia è di tutti e solo conoscendo il proprio passato si può pensare ad un futuro migliore.

– Allora riprenderai ad insegnare?

– Chissà. Per ora sono impegnato con la nostra di storia. Dobbiamo ripassare sedici anni di fatti importanti, soprattutto i tuoi.

– Sì ma un po’ per volta! Io devo studiare anche altre materie.

Sorrisero e ripresero a passeggiare. La passione di Julian per l’insegnamento gli aveva permesso di svolgere il proprio lavoro con devozione, serietà e di ottenere un elogio dal preside della facoltà della Sorbona. Durante quelle poche settimane a Buenos Aires aveva già ricevuto alcune proposte di lavoro. Con l’inizio del nuovo anno scolastico avrebbe intrapreso l’attività di ricercatore all’UBA e nel giro di qualche mese sarebbe andato con la figlia a vivere in una nuova casa nello stesso barrio dei nonni.

– Com’è Parigi? E i francesi? Laura mi ha detto che sono arroganti, diffidenti e pieni di manie di grandezza.

A Julian venne da ridere, in quelle poche parole Mirta aveva elencato solo i loro stereotipi, gli stessi che si era portato dietro lui quando aveva messo piede in Francia tanti anni prima. Poi, ci mise poco a scoprire che la Francia era soprattutto una miniera di letteratura, storia, musica e buon vino.

– La vertu de la population à aller au delà des apparences !

– Che significa?

– La virtù dei popoli va oltre le apparenze! E vale anche per noi argentini sai? Siamo noti per la carne alla brace, il tango, la pampa sconfinata… e i desaparecidos! Al mondo ci conoscono per questo, eppure siamo anche altro.

– Maradona?

Aggiunse Mirta.

– Ah, el pibe de oro, dimenticavo. No, non solo per quello.

Julian le indicò l’insegna di un ristorante. Sopra c’era scritto el Tano, pizza Napoli.

– Vedi Mirta, basta guardarsi intorno con attenzione per accorgersi che noi argentini siamo soprattutto una mescolanza di popoli, culture e linguaggi. Buenos Aires ne è lo specchio. Domani ti farò vedere alcuni quartieri dove ti sembrerà di stare in Europa.

Lei rispose con un cenno della testa ma le sue orecchie erano rimaste sintonizzate su quella frase in francese che suo padre aveva appena pronunciato. Era attratta da quel suono e dal modo diverso di pronunciare la erre.

– Come si dice papà in francese?

– Père.

– Père, – ripeté Mirta- suona bene.

– Sì. E’ una bella lingua il francese.

– E “mio” come si dice?

– Mon

Mirta ripeté a bassa voce anche quella parola mentre Julian le afferrò una mano per attraversare la strada.

– Forza sbrigati, sta per diventare verde e questi non ci aspettano sai?

Fecero appena in tempo a mettere il piede sul marciapiede cheil fiume di auto di Avenida Alcorta riprese a scorrere incessantemente.

– …Mon Père… suona bene!

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