“Anahì del mare” – Anna Milazzo

Ho terminato di leggere un libro. L’ho letto in due giorni, tutto d’un fiato. E’ stato come bere un bicchiere di acqua in una giornata di caldo insopportabile. Poi, come se non bastasse, l’ho ripreso tra le mani e l’ho sfogliato di nuovo, catturando con lo sguardo, in modo assolutamente casuale, nomi, parole che avevo già letto: “la Svizzera d’America”, “Alba Roballo”, “Tupamaros”, “Anahì”, “Partido Colorado”, “esilio” ecc. “Anahì del mare” è il titolo. L’esilio dall’Uruguay è la cornice narrativa. E così, mi sono lasciato trascinare da un cuento coinvolgente, un travestimento letterario della testimonianza diretta dell’autrice, miracolosamente sopravvissuta a uno spietato regime militare.

Anna Milazzo racconta Anahì e insieme a lei intraprende un viaggio doloroso, necessario e liberatorio, che informa il lettore su quanto accaduto alla fine degli anni settanta in quel piccolo paese bagnato dal rio de la Plata. “Anahì del mare”, come ogni storia di vita, testimonianza, ricordo di chi ha vissuto la tragedia della dittatura, rappresenta un materiale prezioso per la ricostruzione della memoria individuale e collettiva. Leggendolo mi sono inoltrato nelle campagne del nord dell’Uruguay, nelle strade di Montevideo e nei vicoli lastricati di Colonia e ho provato l’emozione, la paura, il dolore e la passione. La stessa di Anahì e di tutti quelli della sua generazione che, in quegli anni, sognavano un mondo migliore. Un libro scritto con cuore e coraggio che riesce a scuotere il lettore sull’impegno civile a non perdere nemmeno un istante la capacità di pensare.

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