“Largo” dei desaparecidos

Il 30 Agosto 2012, alle ore 21.00, a San Basile in provincia di Cosenza,  nel corso di una cerimonia pubblica, sarà intitolato un “largo” ai Desaparecidos, con particolare riguardo ai figli di genitori di San Basile, detenuti-scomparsi a Buenos Aires durante la dittatura militare in Argentina . In quella occasione saranno piantate tre alberi di Araucaria in loro ricordo. I figli di genitori di San Basile ancora Desaparecidos sono: Andrés Humberto Bellizzi Bellizzi, nato a Montevideo il 21 aprile 1952, scomparso il 19 aprile 1977, Hugo Alberto Scutari Bellizzi, nato a Buenos Aires il 7 novembre 1949, scomparso il 5 agosto 1977, Francisco Genaro Scutari Bellizzi, nato a Buenos Aires il 30 luglio 1948, scomparso il 18 ottobre 1978.

Comunicato pubblicato su Facebook da Mario Occhinero.

Il centro emigrati San Basile nel Mondo, ha già come bene sapete, superato il primo anno di attività. In questo periodo abbiamo compiuto dei progressi nel tentativo di riallacciare contatti con la nostra diaspora. Costatiamo con grande dispiacere che ci sono alcuni nostri concittadini con i quali non potremmo più riallacciarli i contatti in questa vita, in quanto sono stati vittime di un tragico destino, proprio mentre e perché sognavano un mondo migliore. Ricordiamo oggi a Andres Humberto Bellizzi Bellizzi, Hugo Alberto Scutari Bellizzi e Francisco Genaro Scutari Bellizzi, vittime del terrorismo di stato durante la dittatura militare in Argentina, tutt’ora desaparecidos.

L’espressione “desaparecidos” significa letteralmente in spagnolo “scomparsi “, e questo vocabolo ormai infelicemente compreso internazionalmente, si riferisce alle persone che sono state arrestate per motivi politici, o anche soltanto accusate di avere compiuto attività “anti governativa” dagli organismi repressivi, e delle quali si sono perse in seguito le tracce. Si è perpetrata la “Desaparizione” di oppositori in periodi diversi, dalla Spagna alla Turchia, dall’Indonesia allo Sri Lanka, dall’Algeria al Sahara Occidentale, così come nella maggior parte dei paesi Latinoamericani. Il terrorismo di stato è la forma di terrorismo più grave, se può esserci una graduatoria, perché viene eseguito proprio dagli organi dello stato, da quello stesso stato che avrebbe dovuto tutelare al cittadino. Il sistema di “desaparazione” di persone è stato progettato precedentemente nel nazismo, a partire del Decreto Notte e Nebbia di Hitler nel 1941. Gli ideologi del nazismo sostenevano che con quel decreto dava inizio ad una “innovazione basica”, nell’organizzazione dello Stato: che era proprio quella delle Sparizioni Forzate. Secondo parole testuali di Hitler, gli oppositori nei paesi occupati dovevano essere arrestati durante “la notte e la nebbia” e portati clandestinamente in Germania senza dare altre informazioni che non quella della loro detenzione. Le dittature Latinoamericane della seconda metà del secolo scorso hanno tra di esse, molte comuni caratteristiche, con alcune singolarità specifiche. Noi ci concentriamo maggiormente sull’Argentina e anche sull’ Uruguay per la ragione che Hugo e Francisco sono italo-argentini scomparsi Argentina e Andres è un italo-uruguaiano scomparso in Argentina. I militari argentini, le tecniche naziste del terrorismo di Stato, li hanno assimilate: in primo luogo, attraverso la scuola francese, che era istallata come corpo docente e permanente della Scuola Superiore di Guerra di Argentina dalla fine degli anni ’50 , e qui ricordiamo che i francesi erano veterani di queste tecniche,perché li avevano utilizzato in Algeria. In seguito i militari argentiti –come quelli degli altri paesi latinoamericani- li hanno imparate nella Scuola delle Americhe, che era una scuola militare Statunitense che dal 1946 al 1984, ha avuto sede in Panamá, dove si sono diplomati più di 60.000 militari e poliziotti di 23 paesi dell’America Latina. Molti di questi militari sono diventati tristemente celebri per crimini contro l’umanità, tra altri i Generali Viola e Galtieri, per stare solo sull’Argentina. L’obiettivo principale della Scuola delle Americhe era quello di predisporre le nazioni latinoamericane a “cooperare” con gli Stati Uniti per mantenere un equilibrio politico, contrastando l’influenza in aumento di organizzazioni popolari e di movimenti sociali di sinistra. Questa attività avveniva nell’ambito internazionale della Guerra Fredda tra le potenze alleate e l’Unione Sovietica.Vari corsi di addestramento nella  Scuola delle Americhe, includevano tecniche di contro insorgenza, operazioni di comando, guerra psicologica, tecniche per interrogatori. I manuali militari per questi corsi, allora confidenziali, sono stati declassificati e pubblicati dal Pentagono nel 1996. L’insorgere delle dittature nei Paesi dell’America Latina aveva creato un grande flusso di esiliati e rifugiati politici, che cercavano di ripararsi nei paesi limitrofi per sfuggire alle persecuzioni politiche.

Nella seconda metà degli anni ’70 i regimi militari governavano in quasi tutti i paesi. Fu allora che viene ideata l’operazione CONDOR. Questa operazione consisteva in una stretta collaborazione fra i servizi segreti, i paramilitari e gli squadroni della morte dei paesi confinanti. A questo coordinamento repressivo hanno aderito : Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Cile, Bolivia e Perù. Si è creata cosi una “zona franca” in cui i militari potevano spostarsi liberamente per cercare i propri oppositori politici. I militari locali fornivano il loro appoggio nella ricerca, nel sequestro, nella tortura e nell’eliminazione silenziosa degli oppositori. La collaborazione permetteva un notevole scambio di informazioni fra i vari servizi segreti e ha condotto a una durissima repressione in tutti questi paesi. Succedeva anche che i prigionieri venivano trasferiti da un paese all’altro. Per esempio tra i prigionieri uruguaiani trasportati dall’Argentina all’Uruguay potrebbe –forse- esserci anche il nostro concittadino Andrés… La CIA come è stato ora svelato favorì gli incontri fra i vari agenti sudamericani, fornì addestramento, materiali per la tortura e finanziamenti. L’attività dell’operazione Condor portò anche all’eliminazione di politici rifugiati al di fuori dell’America Latina, Europa compresa. Ne citiamo due esempi: Orlando Letelier, ministro del governo di Salvador Allende destituito dal golpe, è stato assassinato con un’autobomba il 21 settembre 1976, mentre si trovava in esilio a Washington. Bernardo Leighton, un politico democristiano cileno venuto in esilio qui in Italia dopo il colpo di stato di Pinochet, fu gravemente ferito durante un attentato alla sua persona, il 5 ottobre 1976 a Roma. Mi domando quanti giornalisti o quanti cittadini in Italia, in quei tempi di guerra fredda, abbiano potuto associare questo attentato a Roma ad un’operazione del Piano Condor?

In questo contesto , tra il 1976 e il 1983, in Argentina, sotto il regime della Giunta militare, oltre alle migliaia di persone incarcerate, sono stati circa 2.300 gli omicidi politici e circa 30.000 persone sono scomparse. Il golpe in Argentina è avvenuto a 3 anni del golpe di Pinochet in Chile, dall’esperienza cilena i generali argentini hanno imparato che la svolta autoritaria non deve avere una cassa di risonanza nell’opinione pubblica internazionale. Le immagini del palazzo della Moneda con Allende asserragliato e dei detenuti ammassati negli stadi hanno fatto il giro del mondo, provocando reazioni e indignazione. Un errore da non ripetere! In Argentina i militari cominciano a prendere le redini del paese nel novembre 1974, costringendo il governo a decretare lo stato di assedio e quindi la sospensione di tutte le garanzie costituzionali, dopo l’attentato che provocò la morte del capo della Polizia. A metà agosto 1975 una sommossa obbligò la Presidente Isabel Perón a mandare in pensione il comandante dell’Esercito, che era considerato troppo moderato. Al suo posto viene nominato il generale Videla. A settembre, i militari ottengono la formazione di un Consiglio interno di sicurezza per tutto ciò che riguardava la lotta antisovversiva. A novembre, infine, si assicurarono ufficialmente il comando delle azioni contro i “delinquenti sovversivi”.A questo punto occorre stabilire il concetto “sovversione” è il concetto delle “idee contrarie alla civiltà cristiana occidentale”.

La svolta autoritaria in America Latina, fu finalizzata ad imporre il modello economico neo-liberista, dettato dal F.M.I. ; dello smantellamento dello stato sociale e delle misure economiche impopolari, beneficiavano soltanto alcuni privati interessi locali ed internazionali. Nel caso Argentino molto bene si rappresentata la realtà ed i ruoli, con la lettera aperta dello scrittore Rodolfo Walsh, che nel primo anniversario del golpe scrive quanto segue: “…dettata dal Fondo Monetario Internazionale secondo una ricetta che si applica indistintamente allo Zaire o al Cile, all’Uruguay o all’Indonesia, la politica di questa Giunta riconosce come unica beneficiaria la vecchia oligarchia del bestiame, la nuova oligarchia speculatrice e un gruppo selezionato di monopoli internazionali capeggiati dalla ITT, la Esso, l’industria automobilistica, la U.S. Steel, la Siemens, ai quali sono legati personalmente il ministro Martínez de Hoz e tutti i membri del vostro governo. Privatizzando le banche avete messo i risparmi e il credito nazionale nelle mani delle banche straniere, indennizzando la ITT e la Siemens avete premiato le imprese che hanno truffato lo Stato, restituendo le stazioni di servizio avete aumentato i profitti della Shell e della Esso, abbassando le tariffe doganali avete creato posti di lavoro ad Hong Kong o a Singapore e disoccupazione in Argentina. Considerando nell’insieme questi fatti occorre chiedersi chi sono i senza patria dei comunicati ufficiali, dove sono i mercenari al servizio degli interessi stranieri, qual è l’ideologia che minaccia la nazione…” Soltanto un giorno dopo avere scritto questa lettera, l’intellettuale viene ucciso. Per i militari, era sovversivo manifestare  la verità. II 24 marzo 1976 è stato il giorno del golpe; quel giorno il potere passò ai militari senza nessun incidente. Sono state sospese le attività dei partiti politici e dei sindacati, ma si fece sapere che queste erano misure transi­torie e che la Giunta militare aveva come obiettivo paradossale il “raffor­zamento della struttura democratica del paese” . Debole, è stata  la reazio­ne internazionale. Purtroppo la condanna internazionale sarebbe arrivata troppo tardi. La Giunta militare volle eliminare tutti i suoi nemici senza che si diffondesse la coscienza di tale annientamento.

Fu inventata una strategia rivoluzionaria: niente arresti di massa, niente carceri, niente fucilazioni ne assassinii clamorosi come quelli della Triple A. Gli oppositori sarebbero stati sequestrati da gruppi non identificati, caricati su vetture senza targa e fatti scomparire. Il Generale Ibérico Saint Jean, governatore di Buenos Aires nel 1977 indicava il la procedura:“Prima uccideremo tutti i sovversivi, poi uccideremo i loro collaboratori, dopo i loro simpatizzanti, successivamente quelli che resteranno indifferenti e alla fine i timidi.” Ebbe così inizio, lentamente, il più grande genocidio della storia argentina. I sequestri sempre più frequenti, si ripetevano sempre secondo le stesse modalità.Vi era una struttura centrale che li coordinava. Le operazioni venivano compiute, nei posti di lavoro delle persone segnalate, o per strada in pieno giorno, mediante un piano che richiedeva la “zona franca” da parte delle forze di Polizia. Le loro volanti che, specialmente dopo il colpo di stato erano presenti un po’ dappertutto, stranamente non hanno visto mai niente, anche se i sequestri si consumavano a poca distanza dal commissariato. Ma la stragrande maggioranza dei sequestri avveniva di notte in casa delle vittime. Il commando occupava la zona circostante ed entrava nelle case facendo uso della forza. Terrorizzava e imbavagliava perfino i bambini obbligandoli a essere presenti. La vittima veniva catturata, brutalmente colpita e incappucciata, poi trascinata fino alle macchine che aspettavano mentre il resto del gruppo rubava tutto quello che poteva (in alcuni casi arrivavano perfino con dei camion) o distruggeva quello che non poteva portarsi via picchiando e minacciando il resto della famiglia. Anche nei casi in cui i vicini o i parenti riuscivano a dare l’allarme, la Polizia non arrivava mai. Si incominciò cosi a capire l’inutilità di sporgere denuncia. La maggioranza della popolazione era terrorizzata perché non si sapeva chi denunciare e non era nemmeno facile trovare testimoni. Nessuno aveva visto nulla. I sequestrati erano quindi portati in uno dei 340 centri di detenzione clandestini. Questi erano diretti da alti ufficiali delle Forze Armate o della Forze di Sicurezza. I detenuti erano mantenuti in condizioni disumane e sottomessi ad ogni tipo di tormenti ed umiliazioni Le prove dell’uso esteso delle torture in questi centri e le prove del sadismo dimostrato dagli aguzzini sono terribili. Ci asteniamo di abbondare in dettagli e particolari ma molto superficialmente elenchiamo solo che le sevizie comprendevano anche scariche elettriche ad alto voltaggio, nelle parti delicate del corpo, ustioni alle ferite, rottura di alcune ossa del corpo, ferimento dei piedi con spille, immersione del viso in escrementi fino al soffocamento, stupri e pestaggi. I torturati venivano spesso appesi anche a testa in giù per un tempo indefinito. Accanto alle torture di carattere fisico, venivano applicate alle persone sottoposte a custodia, anche tecniche coercitive di natura psicologica, quali lunghi periodi di detenzione costantemente bendati ed inconsapevolezza della sorte. Molti li hanno assassinati gettandoli in mare direttamente dagli aerei in volo, ancora vivi e sotto l’effetto di sostanze sedative, oppure uccisi nei centri di detenzione facendo poi sparire i cadaveri. Altri sono stati prelevati ancora vivi da queste carceri clandestine e poi uccisi simulando scontri a fuoco o tentativi di fuga. Un altro fenomeno è stato quello delle donne sequestrate mentre si trovavano in gravidanza, oppure rimaste incinte a seguito delle violenze subite nei centri di detenzione: molte donne partorirono mentre erano detenute, molte furono uccise, ed i figli furono illegalmente affidati in adozione a famiglie di militari o poliziotti. Nel 1978 mentre nelle carceri clandestine di Buenos Aires operano gli aguzzini, in superficie la città accoglie i capi stranieri per i mondiali di calcio. Le madri che non avevano avuto più notizie dai figli rapiti, per protesta e disperazione cominciano a radunarsi ogni giovedì a Plaza de Mayo e il Regime spiega ai turisti e giornalisti di tutto il mondo che si tratta solo di “vecchie pazze”. Ed è proprio nel periodo precedente e successivo ai campionati mondiali che la repressione tocca il suo culmine e con essa il numero dei rapimenti e degli assassinii. I nostri concittadini sono scomparsi proprio in quel periodo.

Un approfondimento biografico maggiore sarà illustrato nel prossimo intervento, ma mi limito ad una presentazione formale. Andres Humberto Bellizzi Bellizzi scompare il 19 aprile del 1977 era nato in Uruguay  dove risiedevano i suoi genitori, entrambi di San Basile, e trasferitosi in Argentina dopo dell’avvento della dittatura nell’ Uruguay. Hugo Alberto Scutari Bellizzi, nato in Argentina, figlio di padre di Frascineto e madre di San Basile viene sequestrato il 5 agosto 1977 lo stesso giorno della sua compagna Delia Barrera. Lui ancora scomparso. Lei liberata dopo di alcuni mesi. Francisco Genaro Scutari Bellizzi, (fratello di Hugo) nato in Argentina, figlio di padre di Frascineto e madre di San Basile viene sequestrato il 18 ottobre 1978 e ancora scomparso, da notare che per 10 giorni nello stesso campo di detenzione nello stesso periodo sono stati sequestrati anche entrambi i genitori ed il fratello minore Horacio Mario. Anche nell’Uruguay la dittatura militare che era cominciata 3 anni prima, il 27 giugno del 1973 si è macchiata con gli stessi crimini di lesa umanità. Un piccolo paese con una popolazione di 3 milioni di abitanti ha avuto oltre 15.000 prigionieri politici e qualche centinaio di persone desaparecidos. La singolarità è che circa due terzi sono scomparsi in Argentina, sequestrati nei centri di detenzione e alcuni poi trasferiti in Uruguay. Dopo del ritorno della Democrazia negli anni 80 molti sono stati gli ostacoli posti alle naturali aspirazioni di giustizia per i crimini di lesa umanità. In Argentina nel primo governo dopo la dittatura quello di Raul Alfonsin si approvano due leggi che determinano la paralisi dei processi contro i militari. Queste leggi sono conosciute come la legge di Punto Finale e la Legge di Ubbidienza dovuta. Con queste leggi solo rimanevano in carcere i vertici della dittatura. Nel successivo governo, quello di Menem nel 1990 vengono indultati anche essi.

É soltanto negli anni più recenti, durante i governi Kirchner che vengono abrogate le leggi dell’ impunità, nel 2003, e nel 2006 la Giustizia argentina dichiara incostituzionali gli indulti di Menem del 1990. Nell’Uruguay durante il primo governo dopo la dittatura, nel 1986 il parlamento con i voti dei 2 partiti di centrodestra si approva la legge di “decadenza della pretensione punitiva dello stato per i crimini della dittatura”. Il potere giudiziario per procedere doveva chiedere l’autorizzazione al potere esecutivo.  Nessun governo dei partiti di centro destra (né Colorado né Blanco) autorizzò mai a procedere per nessun caso. Soltanto dal 2005 con il primo governo di centro sinistra della storia, con il Frente Amplio al governo si autorizza la magistratura a dare corso alle investigazioni e con il secondo governo del Frente Amplio si annulla definitivamente la legge dell’impunità nel 2011. Come vediamo non sono argomenti superati non’ostante gli anni  trascorsi, solo ora in entrambi paesi la giustizia può avere libero corso. In passato sono stati fondamentali alcuni processi che si sono svolti all’estero, anche in Italia e che hanno portato a sentenze di condanne per militari coinvolti nella desaparizione di cittadini italiani. Per questo la nostra scelta come atto concreto: l’adesione all’associazione 24 Marzo, che è un’associazione operante in Italia, che si occupa anche di fornire assistenza ai parenti delle vittime nei processi. Il ricordo delle vittime del terrorismo di stato implica un’ impegno per tutti noi, continuare i loro sogni, la loro ricerca di un mondo migliore, perche il mondo lo si può sempre rendere migliore (anche se a volte ci sembra il contrario). La ricerca della giustizia sociale, lo stato di diritto, le libertà sono valori che non solo debbono essere coltivati ma anche tramandati. La ricerca della Verità e della Giustizia non deve essere – e non è – un’esclusiva delle famiglie, è una richiesta dell’umanità, di quell’umanità di cui anche San Basile ne è parte.

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